Dedicata a chi cerca su Google “come fare promozione ad un centro dimagrimento” e trova al primo posto questo post.
Questa sarà sicuramente più utile ad ispirarli…. 😉
[Photo credit: Theage.com.au]
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[Photo credit: Theage.com.au]
Fondamentalmente è una bella operazione.
Ford ha invitato i possessori di auto prodotte da Toyota, Honda e da altri suoi competitor a guidare un’auto Ford per una settimana per poi esprimere le proprie opinioni in merito; l’operazione, dal nome eloquente Swap Your Ride, ha coinvolto 80 persone nelle città di New York, Miami, Los Angeles e Dallas.
Questo ha portato allo spot trasmesso nelle TV americane dove gli intervistati parlano in termini entusiastici delle auto guidate per una settimana.
Nello spot la voce fuori campo dice:
We didn’t tell them we were from Ford; we told them it was … market research.
L’ombra di un’operazione poco trasparente emerge da questo particolare: JWT, l’agenzia che ha curato l’operazione, si è infatti finta una società che fa ricerche di mercato – una certa In Home Test Drive Experience – per effettuare le interviste ai partecipanti all’operazione. Questo ha comportato che gli intervistati sono stati informati, solo dopo, di essere stati intervistati non da una società “neutrale” all’operazione ma dalla Ford, per mezzo della JWC.
Le interviste venivano viste e scelte in tempo reale da account Ford in base ai commenti migliori…
Walter Carl membro del board dell’associazione del Word of Mouth Marketing Association (WOMMA) si è chiesto se questo “delayed disclosure” abbia violato i principi etici del Wom marketing.
In particolare Ford sembra aver violato il principio di onestà nella relazione che è sancita nelle linee guida del Womma:
Ford didn’t have its crew disclose the fact that they were working for Ford and instead said they were market researchers (violates honesty of relationship).
E’ certo che i prospect Ford non la odieranno per questo (forse non lo sapranno mai) ma questo non è di certo un “modo di fare” che possa portare a costruire una relazione di fiducia con il cliente.
La trasparenza è tutto, ce lo insegna anche il vecchio e caro caso Campari Red Passion.
A tal proposito, riporto una frase di Paolo Iabichino, direttore creativo di OgilvyOne Italia, letta in un PDF di Fluido:
Ma tutti quanti dobbiamo essere naked. Non come le veline di turno che irritano il Financial Times, bensì come ci ha suggerito un’istruttiva inchiesta pubblicata da Wired (Aprile 2007), dove la trasparenza viene indicata come la sola possibilità di sopravvivenza per chi vuole comunicare e vendere nel futuro prossimo. Diamo verità, otteniamo fiducia.
[Fonti: Diva marketing, Brains on fire blog]
Advertising Agency: TBWA\Tequila Johannesburg, South Africa
Creative Director: Hagan deVilliers, Gary Steele
Art Director: Gary Steele
Copywriter: Hagan de Villiers
Released: August 2007
[Via Adsoftheworld]
Come? Muovendosi lungo la curva del ciclo di vita del prodotto.
L’articolo, Break Free from the Product Life Cycle, non è liberamente scaricabile.
Se vi accontetate, ecco la prima pagina!
Questa è un’immagine che potrebbe bastare! 🙂
Cliccateci sopra per vederla per intero!
Aaron Wall, author of SEO Book, in risposta ad una domanda di Kamlesh Patel di Grab2Travel:
If I were trying to build up a newer site on a small budget I would try to pick a niche and make my site the expert site in that niche.
The smaller the niche the easier it is to build a brand and get traction. In any niche there are many marketable ideas, like Seatguru for flights.
[Via Ask Business 2.0]
Creare aspettativa, dicono i neuropsichiatri, crea emozioni nelle persone paragonabili a quelle che creano cocaina, nicotina e simili…ovvero stimolanti.
Questo perchè l’aspettativa risiede in quella parte del cervello “dedicata” alle sensazioni di piacere. Come giustamente fa notare C. B. Whittemore:
…anticipatory enjoyment – or expectation – matters especially in retail environments, where the level of anticipation translates into customer loyalty [and profitability] for the retailer!
Quindi, attenzione a non deludere le aspettatative che avete creato nel cliente/prospect, sarebbe veramente disastroso.
Se dovete scegliere, sempre meglio essere onesti a costo di sembrare gli “ultimi della classe”. Ci sarà sempre almeno un cliente che vi amerà per ciò che siete veramente!! 🙂
[Photo Credit: Flooring the consumer]
I creativi sono primidonne…
I creativi sono come quelli che aspettano in camerino che qualcuno porti loro un mazzo di rose.
Il tutto detto da qualcuno che conosce (ed ama) i creativi, da anni.
Grande! 🙂
Sono da tempo arrivato alla conclusione che esistono mestieri “percepiti” ed altri che lo sono meno.
Questo comporta che il cliente di chi fa un mestiere “poco percepito” è autorizzato a dire la sua e molto spesso riesce ad imporre la propria opinione con la scusa che è lui a pagare.
Nessuno si sognerrebe mai di dire al proprio imbianchino:
Senti, perchè non pennelli da destra a sinistra invece di farlo dall’alto in basso.
oppure
Comincia dalle pareti piuttosto che dal soffitto. Secondo me è meglio se fai così!!
Questo invece succede molto spesso a chi fa mestieri dove il cervello, l’inventiva, l’estro, oltre all’esperienza, fanno la differenza.
Chi fa questo tipo di mestiere si sarà sentito dire mille volte:
Io lo farei così…..come me l’hai proposto tu non mi piace quindi cambialo!
oppure
Tu hai ragione ma a me piace così…..di cosa pensano gli altri me ne frega poco.
oppure (dopo un mese di studio su quale giallo scegliere per un nuovo logo)
Io lo farei un pò più giallino…..tipo le pareti della mia casa…!!
Ecco che chi si trova ad essere “poco percepito” deve puntualmente fare uno sforzo in più per educare il cliente e cercare di svolgere correttamente il proprio lavoro.
Sembra facile, no? 🙂
Post #2
Prego chi continui ad utilizzare il mio feed su WordPress di cambiarlo con quello di FeedBurner:
http://feeds.feedburner.com/marketingDepartureLounge.
Grazie della collaborazione….. 🙂